MITO DEL MESE - LICAONE E CALLISTO

Per la sezione "Mito del mese", oggi parleremo di due figure della mitologia greca: Licaone e Elice, o più comunemente chiamata Callisto. Padre e figlia accomunati da uno stesso destino.



Licaone e Zeus



Licaone era il sovrano della città di Licosura da lui stesso fondata, considerata la prima città della Grecia. Aveva cinquanta figli e una sola figlia, Callisto.
Licaone era considerato un re buono e saggio, molto vicino al culto degli olimpi, soprattutto a quello di Zeus Liceo ("lupo"). Istituì le cosiddette feste Licee, le più antiche feste religiose greche, celebrate proprio in onore della figura di Zeus Liceo, sul monte Liceo, in Arcadia. Le feste avevano luogo nel santuario di Pan poiché l'accesso al tempio di Zeus era considerato un sacrilegio, tant'è vero che si pensava che chiunque osasse varcare la soglia del tempio moriva all'istante.
Le feste ricorrevano ogni anno durante la primavera e consistevano principalmente in un sacrificio in onore di Zeus e in giuochi. Si sacrificavano principalmente animali ma anche vittime umane e i giuochi comprendevano la corsa a piedi, il pugilato, la lotta, il pancrazio (un misto tra la lotta e il pugilato), avevano luogo in uno stadio e in un ippodromo nelle vicinanze del bosco di Pan.
Però la figura di Licaone è conosciuta soprattutto grazie ad un'altra visione del mito nella quale Licaone era conosciuto in tutta l'Arcadia come un re empio, trucidava tutti gli stranieri che attraversavano il paese spacciandoli come sacrifici in onore di Zeus.
Un giorno, il re degli olimpi arrivò a Licosura chiedendo ospitalità proprio al re della città e il popolo avendolo riconosciuto gli attribuiva i massimi onori. Licaone, per accertarsi della natura divina del suo ospite escogitò un piano. Egli era in conflitto con il vicino paese dei Molossi che mandavano periodicamente a Licosura degli schiavi come ostaggi. Licaone prese un fanciullo mandato dai Molossi come schiavo e lo trucidò, lo fece cuocere in acqua bollente e il giorno dopo lo offrì a Zeus durante il banchetto preparato in onore al Dio. Zeus una volta scoperto il tranello, incendiò la reggia di Licaone che crollò sui suoi abitanti esui suoi numerosi figli, si salvarono solo Nictimo e la sorellina Callisto aiutati da Gea. Licaone per sfuggire alla furia del Dio scappò nel bosco in cerca di un rifugio, ma non fece in tempo che Zeus lo trovò e lo tramutò in un feroce lupo la cui gioia maggiore era quella di uccidere, sbranare e nutrirsi di sangue divenendo così il primo lupo mannaro.




Passarono gli anni e la figlia di Licaone, Callisto, divenne sempre più bella (il suo nome significa infatti "la più bella") e riuscì a diventare una delle ninfe al seguito della dea Artemide, la dea cacciatrice, sorella di Apollo.  Oltre a raffigurare la caccia, Artemide rappresentava anche gli animali selvatici, il tiro con l'arco ed era la protettrice della verginità e della pudicizia, per questo tutte le ninfe che seguivano la dea dovevano rimanere vergini, altrimenti avrebbero dovuto subire punizioni severissime. 
Statua della dea Artemide

Callisto si impegnava molto durante le battute di caccia insieme alla dea, fiera delle sue prodezze e degli elogi che riceveva; per nessuna ragione avrebbe mai trasgredito le severe leggi morali di Artemide. Un giorno però, Zeus, si invaghì di Callisto e attese il momento per avvicinarla. Durante una battuta di caccia in solitaria sui monti, Callisto entrò nei boschi per riposarsi. Posò la faretra accanto all'arco e si distese sul prato, addormentandosi sotto la luce che trapelava dalle folte chiome degli alberi. Improvvisamente si svegliò, consapevole del fatto che ci fosse un presenza sdraiata di fianco a lei. Era Zeus sotto le sembianze della dea Artemide stessa. Callisto così, le riferì le varie fasi della battuta di caccia ma si accorse fin da subito che gli sguardi e gli atteggiamenti della dea erano insoliti e strani. Però fu troppo tardi; Zeus compiaciuto della riuscita del suo piano, riprese le sue vere sembianze e infranse il giuramento di castità della ninfa.
Passarono nove mesi e la dea Artemide, insieme al suo seguito, decise di riposarsi facendo un bagno in un ruscello. Callisto non voleva spogliarsi altrimenti avrebbe svelato il suo atto ignobile; Artemide, notando la riluttanza della ninfa nel togliersi i vestiti, le si avvicinò e delicatamente le sfilò le vesti. A quel punto la dea scoprì la verità e Callisto fu costretta ad abbandonare le compagne e la vita che tanto amava.

Artemide scopre la gravidanza di Callisto - Tiziano


La povera Callisto dovette rifugiarsi in un bosco ai piedi del monte Liceo dove diede alla luce due gemelli, Arcade e Pan. Venuta a conoscenza dell'ennesimo tradimento del marito, Era decise di vendicarsi del torto subito e trasformò la povera Callisto in un'orsa bruna, così da cacciatrice divenne preda. Nonostante le dimensioni conservò la sua agilità che le permise di raggiungere buie caverne dove potersi riparare per non essere lacerata dai cani. Passarono gli anni, dimenticandosi dei figli, ma il giorno del loro quindicesimo anno di vita, si ritrovò di fronte ad uno di loro. Arcade crebbe con Pan insieme ai pastori del monte Liceo e ignorava, come tutti, le sorti della madre. Alla vista della grossa bestia, Arcade istintivamente indietreggiò, l'orsa invece non si mosse e alla fine riconobbe il figlio. Si ricordò degli ultimi momenti passati nel bosco insieme ai suoi figli prima di venire ricoperta da una folta peluria per poi fuggire abbandonando Arcade e Pan. Balla bocca di Callisto uscì un mugolio ma non servì a niente; Arcade spaventato incoccò una freccia pronto a trafiggere la belva ma Zeus, che vegliava sulle donne da lui amate sui suoi figli, intervenne non lasciando che il crudele delitto non avvenisse. Una densa nube sollevò madre e figlio che furono portati in cielo l'uno di fianco all'altra diventano l'orsa maggiore e l'orsa minore, due tra le costellazioni più splendenti della volta celeste. Era, ancora adirata, chiese aiuto a Teti che lanciò sulle due costellazioni un maledizione, quella di non tramontare mai.


Rappresentazione delle due costellazioni


Nel caso non ci rivedessimo
Buon pomeriggio, 
Buona sera
E buonanotte.

Solvia & Morko.


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